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MEFIE-TOI DE L'EAU QUI DORT Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 luglio 1996
 
di Jacques Deschamps, con Robin Renucci, André Ackerman, Maruschka Detmers (Francia, 1996)
Il ragazzo, l'adulto, il vecchio; ed il fiume. E il desiderio, il pudore, il trascorrere del tempo. Tre episodi dal tono squisitamente vario (dal Renoir del DEJEUNER al Lang di MOONFLEET, dal Boorman che si significa al contatto della natura, alla favolistica bunueliana), legati al destino del medesimo personaggio, soprattutto del medesimo ambiente: il fiume, risalire la corrente, ridiscenderla, verso la foce delle ultime sequenze, quelle che precedono la morte del protagonista.

Presenza magnifica, esaltante della natura, colta con un senso superiore della magia, scrutata attraverso i raggi della luce, i suoni di una colonna sonora incantata. Le apparizioni degli animali (il toro immerso nella corrente, il fenicottero, i roditori) contribuiscono alla sensualità, alla trascendenza metafisica del film.

Omogeneità (la natura, il corso del fiume) e diversità: rapporto fantastico con la natura e nascita della sessualità + riflessione sul declino sereno dell'uomo.

Forse qualche lunghezza nel terzo momento, un po' spiegato, ma pure necessitante dei tempi lunghi del declino, qualche esitazione nella direzione d'attori. Ma la rivelazione di uno sguardo spregiudicato e tenero, rigoroso e sensuale. Libertà espressiva: come in quei voli d'uccelli, riprese estremamente liriche, metafisiche dall'alto. Interpretazione commovente del corso del fiume, dell'abbandono esistenziale alla corrente.


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